La volontà di rinuncia all’eredità non può mai essere desunta dal prolungato silenzio del chiamato all’eredità

Febbraio 26, 2020by Studio Legale Mauro

Con una recente pronuncia del Supremo Collegio, si è ribadito che l’atteggiamento di silenzio tenuto dal chiamato all’eredità non può mai essere interpretato come una manifestazione di volontà di rinuncia all’eredità stessa, neppure dopo che siano trascorsi vari anni dall’apertura della successione (per la precisione sei, nel caso che qui si tratta) senza che una persona di età molto avanzata – a cui è stata riconosciuta l’invalidità civile al cento per cento a fronte di una diagnosi di grave deterioramento cognitivo – abbia mai accettato, né espressamente, né tacitamente per comportamenti concludenti, l’eredità lasciatale dal coniuge.

(Cassazione 20/08/2019, n. 21507)

IN SINTESI: Inidoneità del prolungato silenzio del chiamato all’eredità a rappresentare una manifestazione di volontà di rinuncia all’eredità stessa, anche quando siano trascorsi vari anni dall’apertura della successione

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